La Commissione ha adottato un piano d’azione riveduto dell’UE per porre fine al commercio illegale di specie selvatiche, come annunciato nella strategia sulla biodiversità per il 2030.
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Il lucrativo mercato nero mondiale del commercio illegale di specie selvatiche concorre alla decimazione o estinzione di intere specie e favorisce la diffusione delle zoonosi, ovvero le malattie che si trasmettono tra animali e esseri umani.
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Secondo la relazione sui reati commessi a livello internazionale contro le specie selvatiche pubblicata nel 2020 dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, il traffico illegale di specie selvatiche interessa tutti i paesi del mondo e riguarda un’ampia gamma di specie che vanno dall’anguilla al pangolino fino al palissandro. Il piano aggiornato guiderà le nuove azioni dell’UE contro il traffico illegale di specie selvatiche fino al 2027, basandosi sul primo piano d’azione adottato sei anni fa.
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Il piano riveduto si articola in quattro priorità principali:
- prevenire il traffico illegale di specie selvatiche e affrontarne le cause alla radice, riducendo la domanda di specie selvatiche commercializzate illegalmente, promuovendo mezzi di sussistenza sostenibili nei paesi di origine e contrastando la corruzione ad ogni livello;
- rafforzare il quadro giuridico e politico contro il traffico illegale di specie selvatiche, allineando le politiche nazionali e dell’UE agli impegni internazionali e ai dati più recenti e dialogando con i settori economici coinvolti nel commercio di specie selvatiche;
- fare applicare efficacemente le normative e le politiche volte a contrastare il traffico illegale di specie selvatiche, migliorando le percentuali di rilevamento di attività illegali all’interno dell’UE, ponendo l’accento sullo sviluppo delle capacità lungo l’intera catena di contrasto, incoraggiando il coordinamento e la cooperazione all’interno degli Stati membri e tra di essi e intensificando gli sforzi per contrastare il traffico illegale di specie selvatiche online;
- rafforzare il partenariato globale tra paesi di origine, di consumo e di transito contro il traffico illegale di specie selvatiche, potenziandone le capacità e migliorando la cooperazione tra gli Stati membri, i soggetti dell’UE responsabili di far rispettare le norme e i principali paesi terzi.
A novembre le parti della convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) si riuniranno a Panama per valutare l’adozione di norme commerciali più rigorose per quasi 600 specie di flora e fauna. L’UE presenterà il piano d’azione riveduto unitamente a un robusto pacchetto di proposte per le specie da inserire nelle appendici CITES in occasione della COP19 della CITES.
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Contesto
Il commercio illegale di specie selvatiche contribuisce al declino della biodiversità e può notevolmente indebolire le popolazioni selvatiche di flora e fauna, causandone in alcuni casi l’estinzione. Il traffico illegale di specie selvatiche ha anche conseguenze socioeconomiche distruttive, poiché la distruzione degli ecosistemi a causa del bracconaggio e del traffico illegale in molti casi sottrae forme di reddito legali e sostenibili alle comunità locali. Come si è visto di recente con la pandemia di COVID-19, il commercio non regolato di specie selvatiche può essere una fonte di diffusione di zoonosi, con conseguenze potenzialmente devastanti per la salute pubblica.
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L’UE è uno snodo per il traffico mondiale di specie selvatiche e ha un ruolo fondamentale da svolgere nella lotta contro tale fenomeno. Il valore riportato del commercio illegale di specie selvatiche nell’UE è stato di almeno 4,7 milioni di € nel 2019, ma si ritiene che sia sottostimato. Le autorità degli Stati membri dell’UE sequestrano regolarmente fauna e flora selvatiche sotto forma di diversi tipi di merci, tra cui prodotti medicinali, coralli, rettili, uccelli, piante e mammiferi. Dal 2017 sono stati effettuati mediamente oltre 6 000 sequestri annuali di specie selvatiche figuranti nell’elenco CITES nell’UE.
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Il piano d’azione riveduto giunge in un momento critico per preservare la biodiversità globale. È un segno del ruolo guida svolto dall’UE in vista di due importanti riunioni internazionali: la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (CoP 15), che si terrà a Montreal a dicembre, in cui si prevede che le parti raggiungeranno un accordo a livello mondiale per arrestare e invertire la distruzione avanzante della biodiversità, e la CoP 19 della CITES in programma a Panama dal 14 al 25 novembre.
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Per ulteriori informazioni
Comunicazione sul piano d’azione riveduto dell’UE contro il traffico illegale di specie selvatiche
Documento di lavoro dei servizi della Commissione – valutazione del piano d’azione del 2016
Piano d’azione del 2016 contro il traffico illegale di specie selvatiche
L’Unione europea e il commercio di flora e fauna selvatiche
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Il traffico illegale di specie selvatiche è una grave forma di criminalità e rappresenta una minaccia diretta e crescente per la biodiversità, la sicurezza mondiale, lo Stato di diritto e i mezzi di sussistenza sostenibili. Quale snodo per il traffico mondiale di specie selvatiche, l’UE ha una particolare responsabilità nell’intervenire. Dobbiamo adottare le misure necessarie per far cessare questo commercio illegale, impedire un’ulteriore perdita di biodiversità e proteggere le comunità le cui economie e benessere dipendono direttamente dalla salute degli ecosistemi e delle specie selvatiche.
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Abbiamo il dovere morale, economico e ambientale di smantellare la criminalità connessa alle specie selvatiche. Dall’adozione del piano d’azione del 2016, l’UE e i suoi Stati membri hanno lavorato intensamente per affrontare la minaccia del traffico illegale di specie selvatiche. Attingendo a questo patrimonio di esperienza andiamo oltre, attuando strategie mirate per ridurre la domanda, formando e specializzando ulteriormente le nostre forze di polizia, le procure e la magistratura, e sfruttando appieno i consessi internazionali a nostra disposizione.
Data di pubblicazione 9 novembre 2022
Autore Rappresentanza in Italia