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Pacchetto infrazioni di febbraio: decisioni principali

Panoramica per settore

Con le decisioni sui casi di infrazione adottate periodicamente, la Commissione europea avvia azioni legali nei confronti degli Stati membri inadempienti agli obblighi previsti dal diritto dell’UE. Le decisioni qui esposte, relative a diversi settori e ambiti delle politiche dell’UE, mirano a garantire la corretta applicazione del diritto dell’UE a beneficio dei cittadini e delle imprese.

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Le decisioni principali adottate dalla Commissione sono illustrate di seguito, raggruppate per settore. La Commissione procede inoltre all’archiviazione di 93 casi in cui le divergenze con gli Stati membri interessati sono state risolte senza che fosse necessario proseguire oltre nella procedura.

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Per maggiori informazioni sulla procedura di infrazione dell’UE si rinvia al testo integrale delle domande frequenti. Per ulteriori informazioni su tutte le decisioni adottate si invita a consultare il registro delle decisioni sui procedimenti di infrazione.

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Ambiente

(Per ulteriori informazioni: Adalbert Jahnz – Tel. +32 229 53156; Daniela Stoycheva – Tel. +32 229 53664)

Lettere di costituzione in mora

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Acqua: la Commissione invita l’ITALIA a proteggere meglio la popolazione e gli ecosistemi del paese dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti dall’agricoltura

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Oggi la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato all’Italia (INFR(2018)2249) in quanto tale paese non ha pienamente rispettato la direttiva Nitrati (direttiva 91/676/CEE), invitandola a proteggere meglio le sue acque dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole.

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La direttiva mira a proteggere le acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento di origine agricola. L’obiettivo del Green Deal europeo, con la sua ambizione in materia di inquinamento zero, è ridurre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo a livelli che non siano più considerati nocivi per la salute umana e gli ecosistemi naturali.

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A norma della direttiva Nitrati gli Stati membri sono tenuti a controllare le loro acque e a individuare quelle che sono inquinate da nitrati di origine agricola o quelle che potrebbero esserlo, nonché le acque interessate da eutrofizzazione. Essi sono inoltre tenuti a designare come zone vulnerabili ai nitrati le zone che scaricano in tali acque e a istituire adeguati programmi d’azione per prevenire e ridurre l’inquinamento da nitrati.

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Nel novembre 2018 la Commissione ha inviato all’Italia una prima lettera di costituzione in mora, invitando le autorità a garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, a procedere a un riesame e proseguire nella designazione delle zone vulnerabili ai nitrati in diverse regioni e ad adottare misure supplementari in diverse regioni. Successivamente, sebbene le autorità italiane abbiano compiuto alcuni progressi, la Commissione ha constatato la necessità di adottare ulteriori misure per affrontare i problemi rimanenti. Nel frattempo sono inoltre emersi altri problemi, come la riduzione del periodo di blocco continuativo (durante il quale è vietata l’applicazione di fertilizzanti). Per questi motivi nel dicembre 2020 è stata inviata una lettera complementare di costituzione in mora all’Italia. Pur riconoscendo che da allora alcune carenze sono state risolte, la Commissione continua a nutrire preoccupazioni riguardo ad altre violazioni in diverse regioni nelle quali la situazione nelle acque sotterranee inquinate dai nitrati non sta migliorando o si osserva un peggioramento del problema dell’eutrofizzazione delle acque superficiali. La Commissione ha pertanto deciso di inviare un parere motivato all’Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.

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Giustizia

(Per ulteriori informazioni: Christian Wigand – Tel. +32 229 62253; Katarzyna Kolanko – Tel. +32 229 63444; Cristina Torres Castillo – Tel. +32 229 90679)

Deferimenti alla Corte di giustizia

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Protezione degli informatori: la Commissione decide di deferire 8 Stati membri alla Corte di giustizia

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Oggi la Commissione ha deciso di deferire Cechia (INFR(2022)0043), Germania (INFR(2022)0052), Estonia (INFR(2022)0055), Spagna (INFR(2022)0073), Italia (INFR(2022)0106), Lussemburgo (INFR(2022)0119), Ungheria (INFR(2022)0093) e Polonia (INFR(2022)0150) alla Corte di giustizia dell’UE per il non completo recepimento e la mancata notifica delle misure nazionali di recepimento nel rispettivo ordinamento nazionale della direttiva riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione (direttiva (UE) 2019/1937). La direttiva impone agli Stati membri di fornire agli informatori che operano nel settore pubblico e privato canali efficaci per segnalare le violazioni delle norme dell’UE in via riservata, istituendo un solido sistema di protezione dalle ritorsioni. Ciò vale sia per segnalazioni interne (effettuate all’interno di un’organizzazione) sia esterne (effettuate presso un’autorità pubblica competente). Gli Stati membri erano tenuti ad adottare le misure necessarie per conformarsi alle disposizioni della direttiva entro il 17 dicembre 2021. Nel gennaio 2022 la Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora a 24 Stati membri che non avevano recepito pienamente la direttiva né notificato alla Commissione le misure di recepimento entro il termine stabilito. Nel luglio 2022 la Commissione ha inoltre inviato pareri motivati a 15 Stati membri e poi, nel settembre 2022, ad altri 4 Stati membri per mancata comunicazione delle misure di recepimento integrale della direttiva. Poiché la risposta di 8 Stati membri ai pareri motivati della Commissione non è stata soddisfacente, quest’ultima ha deciso di deferirli alla Corte di giustizia dell’UE. Per ulteriori informazioni consultare il comunicato stampa.

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Stabilità finanziaria, servizi finanziari e Unione dei mercati dei capitali

(Per ulteriori informazioni: Arianna Podesta – Tel. +32 229 87024, Aikaterini Apostola – Tel. +32 229 87624)

Lettere di costituzione in mora

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Revisione legale dei conti: la Commissione invita l’ITALIA a recepire correttamente la direttiva sulla revisione legale dei conti

Oggi la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2022)2218) per il non completo recepimento della direttiva sulla revisione legale dei conti (direttiva 2006/43/CE). Le norme in essa stabilite prevedono la designazione di un’autorità competente che assume la responsabilità finale per le mansioni di controllo nel settore della revisione legale dei conti annuali e dei conti consolidati (direttiva 2014/56/UE). Per incrementare la trasparenza del controllo dei revisori e per consentire una maggiore responsabilità, la direttiva sulle revisioni legali impone agli Stati membri di designare una singola autorità che assume la responsabilità finale delle mansioni di controllo. La legislazione nazionale italiana prevede tuttavia due diverse autorità, che in parte condividono alcune mansioni di controllo, senza designarne espressamente una che si assuma la responsabilità finale per ciascuna di tali mansioni. La Commissione ha concluso che le autorità italiane non hanno recepito correttamente la pertinente disposizione della direttiva sulle revisioni legali. In assenza di un riscontro soddisfacente da parte dell’Italia entro 2 mesi, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

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Lavoro e diritti sociali

(Per ulteriori informazioni: Veerle Nuyts – Tel. +32 229 96302; Flora Matthaes – Tel. +32 229 83951)

Lettere di costituzione in mora

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Mobilità dei lavoratori: la Commissione invita l’ITALIA ad allineare la sua legislazione sul reddito di cittadinanza al diritto dell’UE

La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2022)4024) in ragione del fatto che il suo regime di reddito minimo non è in linea con il diritto dell’UE in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, soggiornanti di lungo periodo e protezione internazionale. Una delle condizioni per accedere al reddito di cittadinanza in Italia è di aver soggiornato nel paese per 10 anni, di cui 2 consecutivi, prima di poter presentare la richiesta. A norma del regolamento (UE) n. 492/2011 e della direttiva 2004/38/CE, le prestazioni di sicurezza sociale come il “reddito di cittadinanza” dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’UE che sono lavoratori subordinati o autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente da dove abbiano soggiornato in passato. Inoltre, i cittadini dell’UE non impegnati in un’attività lavorativa per altri motivi dovrebbero poter beneficiare della prestazione alla sola condizione di essere legalmente residenti in Italia da almeno tre mesi. Oltre a ciò la direttiva 2003/109/CE prevede che i soggiornanti di lungo periodo provenienti da paesi terzi abbiano accesso a tale prestazione. Pertanto il requisito dei 10 anni di residenza si configura come discriminazione indiretta, in quanto è più probabile che i cittadini non italiani non riescano a soddisfare tale criterio. Inoltre il regime di reddito minimo italiano discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, i quali non hanno accesso a tale prestazione, in violazione della direttiva 2011/95/UE. Il requisito della residenza, infine, potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi al di fuori del paese per motivi di lavoro, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia. L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere ai rilievi espressi dalla Commissione, trascorsi i quali quest’ultima potrà decidere di inviare un parere motivato.

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Coordinamento della previdenza sociale: la Commissione invita l’ITALIA a conformarsi alle norme dell’UE

La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2022)4113) per il mancato rispetto delle norme dell’UE sul coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) n. 883/2004) e sulla libera circolazione dei lavoratori (articolo 45 TFUE e regolamento (UE) n. 492/2011). Nel marzo 2022 l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare: l'”assegno unico e universale per i figli a carico”, cui hanno diritto solo persone residenti in Italia da almeno 2 anni, a condizione che vivano in uno stesso nucleo familiare insieme ai figli. Secondo il parere della Commissione questa normativa è in contrasto con il diritto dell’UE in quanto non tratta i cittadini dell’UE in modo equo e si qualifica pertanto come discriminazione. Il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta inoltre qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari. L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere ai rilievi espressi dalla Commissione, trascorsi i quali quest’ultima potrà decidere di inviare un parere motivato..


Data di pubblicazione  15 febbraio 2023

Autore Rappresentanza in Italia


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