“Fa fede solo il discorso pronunciato”
Presidente Mattarella,
Presidente Prodi,
gentile Segretario Enrico Letta,
gentili ospiti,
Signora Sassoli, cara Alessandra,
cari Livia e Giulio,
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grazie infinite per avermi chiesto di unirmi a voi oggi. E grazie in particolare agli amici e ai colleghi di David per aver curato l’edizione di questo libro. Nel leggerlo, quasi mi sembrava di sentire di nuovo la sua voce: calma, limpida, eppure così appassionata e intensa. Ho avuto il privilegio di trovarmi con David Sassoli quando ha pronunciato molti di questi discorsi. Ma ce n’è uno in particolare che non posso dimenticare.
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Nell’estate del 2021 David mi chiese di accompagnarlo in visita all’ex campo di concentramento di Fossoli. Un luogo in cui i soldati nazisti massacrarono decine di partigiani italiani che combattevano per la libertà di tutti noi. Il discorso di David a Fossoli era una lettera d’amore per l’Europa. La nostra Unione, disse, è nata in risposta all’orrore dell’Olocausto e della guerra. Quindi rivolse una domanda semplice ma incisiva: “Vi siete mai chiesti perché i regimi autoritari, tutti, temono così tanto l’Europa? Non facciamo la guerra, non imponiamo il nostro modello. E allora, perché si preoccupano di noi? Vi è un solo motivo. I valori europei mettono paura, perché le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque. Non dimentichiamoci di quello che siamo, di quanta voglia di Europa vi è nel mondo.” Questo accadeva mesi prima che la Russia cominciasse la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina – un paese e un popolo che avevano deciso di abbracciare i valori europei. Oggi sembra una profezia.
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L’intera visita a Fossoli è stata per me un’esperienza incredibilmente commovente. David era particolarmente legato a quel luogo. Dopo la guerra, un gruppo di uomini e donne di fede decisero di trasformarlo in una struttura di accoglienza per gli orfani di guerra. Uno dei sostenitori di quest’iniziativa era un frate cattolico di nome David Maria Turoldo. È a lui che David Maria Sassoli deve il suo nome. Il giorno della nostra visita, David mi ha accompagnata a piedi attraverso il campo. Abbiamo incontrato i sopravvissuti e i figli delle vittime. E poi, quando la tromba ha intonato il Silenzio per commemorare le vittime, nel momento più solenne della celebrazione, David ha infranto il protocollo e mi ha preso la mano. Un gesto semplice di unità che è valso più di mille parole. Questo era David Sassoli: un uomo con una passione per la democrazia e per l’Europa. Ci sono tre cose di lui che mi hanno sempre colpita e che vorrei condividere con voi oggi.
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In primo luogo, il suo profondo senso della storia. David era un uomo dalla lunga memoria. Ed è questo che ha alimentato la sua passione per l’Europa. Sapeva esattamente cosa era accaduto prima della nostra Unione. Lo sapeva da suo padre, che aveva combattuto nella Resistenza. Lo sapeva dalla sua gioventù, quando David era membro attivo di un’associazione chiamata La Rosa Bianca, in memoria dei giovani tedeschi che si opposero con coraggio al nazismo. Non si stancava mai di parlare degli orrori della Seconda guerra mondiale e del coraggio visionario di coloro che hanno costruito la nostra Europa unita. Il giorno in cui venne eletto Presidente del Parlamento europeo David dichiarò: “L’Unione europea non è un incidente della Storia. La nostra storia è scritta sul dolore, sul desiderio di libertà di Sophie e Hans Scholl, sull’ansia di giustizia degli eroi del Ghetto di Varsavia, sulle primavere represse con i carri armati nei nostri paesi dell’Est. Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto alla degenerazione nazionalista.” David sentiva la responsabilità non soltanto di preservare la memoria del nostro passato, ma anche di impedire a quel passato di tornare. È esattamente quello che gli ho sentito dire a Fossoli e in molte altre occasioni: “Se è accaduto una volta, può accadere di nuovo”. Credeva che fosse nostro dovere rimanere vigili. E David è stato effettivamente un garante della democrazia e dei diritti nella nostra Unione. È per questo che ha denunciato a gran voce ogni nuovo episodio di antisemitismo. È per questo che si è battuto così strenuamente affinché i migranti fossero trattati con dignità e solidarietà. È per questo che, da devoto cattolico, ha sostenuto i diritti delle persone LGBTI e ha lottato instancabilmente contro la discriminazione. I valori dei padri fondatori e delle madri fondatrici sono stati anche la bussola con cui David si orientava per il futuro.
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David credeva nella democrazia europea, nel suo potere e nella sua capacità di garantire diritti più ampi a un numero sempre maggiore di cittadini. Credeva nel ruolo vitale del Parlamento europeo, inteso come Casa della democrazia europea. E, durante la pandemia, ha rivoluzionato il modo di lavorare del Parlamento affinché potesse continuare a servire i cittadini europei in tempi di estrema necessità. Ma David sapeva anche che la democrazia è fragile e che deve essere protetta dai nemici interni come da quelli esterni. David non avrebbe mai tollerato la corruzione – né tra i ranghi dei deputati né all’interno di alcun organo direttivo. Se fosse qui, lotterebbe con tutto il suo vigore per l’onestà e contro le ingerenze straniere nella nostra democrazia, proprio come stanno facendo gli attuali vertici del Parlamento europeo.
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Forse è a causa del suo senso della storia che David ha sempre capito quando era il momento per noi, leader europei, di intervenire per plasmare il corso della storia. Questo è il secondo pensiero su David che vorrei condividere. Da persona con un lungo passato di giornalista, percepiva sempre quando i tempi erano maturi per un cambiamento. È quanto traspare dai suoi discorsi al Consiglio europeo, nella sezione conclusiva di questo libro. Nei primi mesi dei nostri rispettivi mandati, il messaggio di David ai leader europei è stato forte e chiaro. Ascoltiamo la voce dei nostri giovani. Hanno parlato e chiedono prima di ogni altra cosa: azione per il clima e giustizia climatica. E cito: “Avremmo dovuto insegnare noi ai nostri figli […] che il dono che ci è stato fatto, il nostro mondo, […] è ben più fragile di quanto pensassimo. […] Troppe volte è accaduto invece il contrario”. David sapeva ascoltare e sapeva guidare. È anche grazie a David e al sostegno del Parlamento che la prima proposta promossa dalla nuova Commissione europea è stato il Green Deal europeo. Ed è anche grazie a lui che il Green Deal europeo è incentrato a tal punto sulla giustizia sociale e su una transizione giusta.
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Poi è sopraggiunta la pandemia e, ancora una volta, David ha fatto sentire la voce della saggezza in seno al Consiglio europeo. Ricordo il vertice cruciale in cui abbiamo raggiunto un accordo su NextGenerationEU, la nostra proposta relativa al piano per la ripresa dell’Europa. Come sempre, David non usò mezzi termini e ammonì: “La posta in gioco è la sopravvivenza dell’Unione. Siamo sotto i riflettori di tutto il mondo. Dimostriamoci degni della fiducia che i nostri cittadini […] nutrono in noi”. David non era soltanto un arguto oratore, ma un raffinato politico. Capiva i meccanismi della politica e le logiche del potere. Ma chiunque poteva vedere che David era entrato in politica per passione e non per sete di potere. E questa sua caratteristica è ciò che lo ha reso così credibile e autorevole. Per questo, quando è mancato, tutti gli schieramenti politici hanno reso omaggio a David Sassoli. La sua passione e la sua onestà travalicano le divisioni politiche.
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Il mio terzo e ultimo ricordo di David riguarda qualcosa che non troverete nelle pagine di questo libro ma che chiunque lo abbia incontrato non potrà mai dimenticare. Il suo sorriso e i suoi occhi limpidi. David era un uomo gentile. Il presidente buono, come l’hanno definito. E anche se non ha mai perso il sorriso, David sapeva combattere per quello in cui credeva. Si è battuto per la giustizia sociale nei difficili mesi della pandemia. Si è battuto per la solidarietà all’interno della nostra Unione. È stato persino dichiarato persona non grata dalla Russia per la sua posizione inequivocabile in materia di diritti umani. David era davvero buono e coraggioso, saggio e audace, e non avreste potuto scegliere titolo migliore per riassumere la sua vita e il servizio che ha reso alla nostra Unione. Dopo ogni incontro, al momento di congedarci, David mi diceva sempre, in francese: “Bon courage”. Io oggi vorrei estendere quell’augurio a tutti noi affinché possiamo trovare lo stesso coraggio che aveva David. Il coraggio di difendere i nostri valori. Il coraggio di portare avanti le sue battaglie. Il coraggio di guardare al futuro, proprio come ha fatto lui.
Grazie David, e viva l’Europa.
Data di pubblicazione 9 gennaio 2023
Autore Rappresentanza in Italia